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Continua il tour internazionale di Antonio Catalfamo, poeta, critico letterario, docente universitario, nato a Barcellona Pozzo di Gotto, dove vive, a parte i suoi impegni di studio in ambito accademico, che spaziano nel mondo, dalla Cina all’Argentina.

L’Università di Tirana ha organizzato in questi giorni un incontro per via telematica con Catalfamo per presentare le sue poesie agli studenti della Facoltà di Lingue Straniere, ai professori del Dipartimento di Italianistica, a numerosi studiosi ed appassionati nella lingua e della letteratura italiana che operano nella capitale albanese (nella foto), con la sapiente regia della professoressa Irena Lama (nella foto), docente ordinaria di Letteratura italiana nello stesso ateneo. Introdotto da quest’ultima, Catalfamo ha dialogato con i presenti, che lo hanno incalzato con domande riguardanti la sua opera poetica in generale e, in particolare, la sua ultima raccolta di versi, La rivolta dei demoni ballerini, passando per la penultima, Variazioni sulla rosa, che ne costituisce una premessa, dando vita ad un “dittico”, che può essere considerato un “trittico” se, andando ancora indietro nel tempo, si fa riferimento pure alla raccolta Frammenti di memoria, anch’essa dedicata alle radici culturali e familiari del poeta e ai suoi rapporti con il territorio geografico di riferimento, vale a dire quell’area della Sicilia che fa perno su Barcellona Pozzo di Gotto e dintorni, con particolare attenzione al paese di origine della famiglia del poeta, in linea paterna: Bafia di Castroreale. Si tratta di un’area che si colloca in quella che fu la Magna Grecia, dei cui riverberi culturali ancora si alimenta.
Proprio queste radici “magno-greche” hanno interessato in particolare gli interlocutori albanesi, riuniti presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Tirana. Rispondendo alle loro domande, Antonio Catalfamo ha chiarito in quali forme il mito greco classico si manifesta nelle sue poesie ed occupa un posto privilegiato nella sua poetica ed estetica. Un mito vissuto nella doppia dimensione “regressiva” e “progressiva”, prolettica, come “racconto” delle radici greche e riproposizione della civiltà greca classica e dei suoi valori, proiettato, nel contempo, nel presente e nel futuro, come “sogno in avanti”, secondo la felice definizione di Ernst Bloch. Il poeta, perciò, ha immaginato che i contadini ed i pastori che, nell’immediato secondo dopoguerra, hanno popolato ed animato la Camera del Lavoro di Bafia, di cui il nonno e il padre erano dirigenti di vertice, abbiano assunto le sembianze di “demoni ballerini”, di “satiri”, i quali, conformemente a quanto avviene nel mito greco classico, hanno messo in atto la loro forza “ipoctonia”, “inferina”, nella doppia dimensione che la caratterizza, distruttiva del vecchio e fecondante, costruttiva del nuovo, abbattendo con la loro azione rivoluzionaria le vecchie strutture di potere e assumendo in prima persona la direzione della piccola società paesana, per il tramite dei loro dirigenti politici e sindacali.
Il poeta, poi, si è soffermato sul presente, richiamando le poesie dedicate alla morte della madre, dopo lunga malattia, che ha determinato in lui una svolta, portandolo a riconsiderare il proprio sistema di relazioni con gli altri uomini e con il mondo, giungendo alla conclusione, sull’onda di Umberto Saba, che “quel che resta da fare” agli scrittori di versi è la “poesia onesta”, fondata sulle piccole cose, sui valori di fratellanza, solidarietà, a partire dai bisogni fondamentali e minimi di ogni individuo, il quale, già per il fatto di essere nato, merita di essere accolto nella grande famiglia umana ed aiutato. Antonio Catalfamo ha poi fatto riferimento alle proprie poesie dedicate alla pandemia, mettendo in evidenza come essa, colpendo tutti, indipendentemente dal colore della pelle, dalla razza, dai luoghi geografici di residenza, ha dimostrato che nessuno si salva da solo e che interdipendiamo.
L’autore è stato sollecitato ripetutamente dai presenti a leggere alcune poesie, tratte, appunto, dall’ultima raccolta, La rivolta dei demoni ballerini, che hanno suscitato l’entusiasmo degli astanti, che erano già venuti in contatto con la sua opera. L’incontro, infatti, è stato il punto culminante di diverse settimane di analisi testuale condotta dagli studenti dell’Università di Tirana, sotto la guida dei loro professori, e incentrata sui versi di Catalfamo, che ha avuto la sua sintesi in un ampio saggio ospitato sulla rivista accademica “Vizione”, pubblicata a Skopje (Macedonia), che rappresenta una vetrina per tutti gli studi di letteratura che si svolgono, a livello universitario, segnatamente nell’area balcanica, ma anche ben oltre. Gli studenti hanno proceduto così ad un “corpo a corpo” serrato con i testi poetici di Antonio Catalfamo, traendo tutta una serie di interessanti conclusioni in termini di poetica e di estetica. L’ampio articolo ospitato da “Vizione” è stato introdotto da una nota di profonda riflessione della professoressa Irena Lama.
Il poeta barcellonese, nel concludere tra gli applausi il suo intervento all’Università di Tirana, ha ripreso un’immagine tratta da un breve racconto di Roberto Roversi, incentrato sulla figura del notaio Boulard, il quale, nella Parigi del 1800, riuscì a raccogliere nella propria abitazione un milione di volumi, tanto che l’edificio, sotto il peso, esplose e i libri invasero l’intera città, volando come i cavalli alati di Ariosto. Catalfamo ha concluso, allora, auspicando che, nella società digitale “iperconnessa”, fondata sull’immagine e sull’audiovisivo, i libri invadano, con un’occupazione pacifica, le città del mondo.
Intanto, su riviste italiane e straniere continuano ad uscire recensioni a La rivolta dei demoni ballerini, firmate da docenti universitari e critici che operano in varie parti del mondo. Altre, altrettanto autorevoli, se ne preannunciano nelle prossime settimane.