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Riceviamo e pubblichiamo con piacere la missiva del Parroco della Chiesa di San Rocco di Calderà, Padre Alfonso Bruno, in occasione della fine della festa patronale in onore di San Rocco.

“Cari fratelli e sorelle, abbiamo vissuto momenti unici di aggregazione e condivisione intorno al focolare naturale del sole estivo e della luminosità notturna della luna.
Permettetemi di dire che il sole e la luna sono rispettivamente i simboli di Cristo e di Maria ai quali spetta il primato su tutte le cose create.
Tutti i santi hanno seguito quella stella e quella luce che non conosce fine.
Abbiamo tanto camminato e navigato insieme al nostro San Rocco ma è giunto il momento di passare dal simulacro all’incarnazione personale di quei valori vissuti da San Rocco.
Dovremmo farci anche noi, come il cagnolino che lo accompagna, segugi fedeli di Colui che per primo ha tracciato un provvidenziale percorso nella vita di questo giovane terziario francescano.
Scesi dalla barca della processione e con i piedi ancora bagnati, siamo ora chiamati a vivere nella realtà quotidiana il nostro avanzare nel tempo e nello spazio a partire dal nostro quartiere e dalla nostra città.
Siamo chiamati a spogliarci dalle armature di cartone del nostro orgoglio per vivere la leggerezza dell’umiltà e del nobile servizio che non teme di raccogliere polvere e sabbia.
Dobbiamo innanzitutto ristabilire il primato della spiritualità.
Occorre uno sguardo attento sulla Chiesa e sulle nostre comunità per un’analisi critica e una riflessione salutare.
Spesse volte nelle nostre liturgie e anche nelle feste patronali si ha la percezione nettissima che l’unico a mancare sia proprio Gesù Cristo.
L’incontro con il Signore è opaco; l’abbandono alla sua grazia quasi inesistente.
Quante persone si sono accostate al sacramento della Riconciliazione per una nuova ripartenza nella fede, nella speranza e nella carità?
Il momento più bello del cristiano, la S. Messa, diventa per alcuni un rito da sopportare.
La liberante morale cristiana è creduta come un insieme di norme insopportabili.
La vera morale è confusa da un rigore di facciata preteso più dagli altri che da se stessi.
Bando all’aria svagata, al piglio distratto e al fare annoiato di tanta gente che sembra costretta ad assistere a un’opera lirica che con capisce.
Lo si vede nei comportamenti dissipati, festaioli, distraenti di molti che invadono le chiese per i Battesimi, le Prime Comunioni, le Cresime, i Matrimoni… qualche volta…
Alla S. Messa si partecipa per amore.
Non voglio dare giudizi sommari ma qualche volta assistiamo veramente a frammenti di piazza, appendici di fiera, e contegno da ricevimenti mondani.
Il silenzio cede il posto allo spettacolo e l’immersione in Dio cede il posto all’inautenticità delle parate; Il raccoglimento e la contemplazione al trucco scenografico.
Come diceva il servo di Dio don Tonino Bello, “se è vero che non può nascere una liturgia d’oro da una Chiesa di latta, il preoccuparci non può essere la mancanza dell’oro nelle liturgie quanto il constatare che la sposa non ama…”
Ho tanto apprezzato l’azione spontanea e generosa di tante persone che hanno contribuito alla buona riuscita della festa. L’augurio è che si possa fare sempre più e sempre meglio vivendo nella comunione armoniosa e creativa.
Prego e spero che i tanti bambini presentati a S. Rocco protettore abbiano una vita sana e santa.
Sono carne di Cristo insieme ai più deboli della nostra comunità che presento ogni giorno in quell’Ostia pura santa e immacolata che fra le dita offro al Signore per tutti le anime che mi sono affidate.
Voglio dire il mio grazie al Signore e a tutti voi e trasformare quest’ultimo scorcio d’estate in un sogno diurno nel quale la nostra comunità cristiana come lievito sociale possa darci il pane quotidiano del lavoro onesto, delle mani tese, delle braccia aperte e accoglienti verso tutti: i vicini e i lontani come per S. Rocco venuto da Montpellier!”