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Arriva anche al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto la vicenda relativa alla Monte dei Paschi di Siena, il noto istituto bancario che si è trovato negli anni scorsi sull’orlo del fallimento per via di operazioni finanziarie per così dire azzardate. Monte dei Paschi di Siena ha risarcito un cliente del nostro territorio che era stato indotto ad acquistare delle obbligazioni emesse dalla banca stessa per rastrellare capitali da investire nell’acquisto della Banca Antonveneta.

Un “Sistema criminale”,  come definito anche nel verbale di assemblea dei soci del 12/4/2018 (in particolare alle sue pagg. 53 e 54), che tuttavia vede ancora tentativi messi in atto dal Monte Paschi per nascondere questa situazione. Il Monte dei Paschi di Siena aveva acquistato la Antonveneta senza effettuare una due diligence, cioè senza verificare lo stato dell’Istituto da acquisire. Era poi emerso che l’Antonveneta valeva in realtà quasi  tre miliardi di euro mentre il MPS ne ha sborsato oltre nove, come dichiarato dal Presidente del suo Collegio sindacale Tommaso Di Tanno.

Il progetto di acquisizione si inserisce nel quadro della gestione del MPS che iscriveva a bilancio inesistenti guadagni dai derivati. Quando la più grande società di investimento del mondo, la statunitense BlackRock, diffuse la voce delle perdite e del pericolo di fallimento, questo fu costretto a vendere a prezzi stracciati i Buoni del Tesoro italiani di cui ne possedeva 80 miliardi. I sopraggiunti aiuti di Stato del governo Monti ne hanno evitato il fallimento che avrebbe trascinato l’Italia verso il default.

Nella prefazione del libro “Gli strumenti della crisi: i derivati finanziari. Aspetti giuridici, tecnici e psicologici” scritto dal presidente del MPS, Giuseppe Mussari, da David Monti, Alessia Micoli – Nuova Giuridica (2011) il presidente Mussari afferma di non essere in grado di comprendere i derivati acquistati dal MPS. Nel contratto di investimento oggetto della causa in parola il MPS aveva fatto dichiarare alla cliente che era a conoscenza di tutti gli strumenti finanziari, ivi compresi i derivati che il Presidente Mussari non comprendeva.

In questo sistema, i funzionari delle sedi locali della Banca venivano costretti ad investire la liquidazione versata nel fondo pensioni nell’acquisto di azioni ed obbligazioni e a venderle agli ignari investitori. Sotto il ricatto del licenziamento per salvare lo stipendio, facevano assumere rischi altissimi agli investitori fra i quali è alta la convinzione che delle banche ci si possa fidare. Ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine, come il risarcimento ottenuto dall’investitore presso il Tribunale della città del Longano.