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Dopo tre mesi trascorsi nelle Langhe di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, dove è stato per motivi di studio e di lavoro, il poeta e critico letterario Antonio Catalfamo (nella foto accanto a Giorgio Barberi Squarotti, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Torino, ad un convegno nella casa natale di Pavese, svoltosi in occasione del centenario della nascita dello scrittore langarolo), collaboratore di prestigiose Università italiane e straniere, fra cui la Sichuan International Studies University (Cina), la più grande Università del mondo, ove era stato chiamato ad insegnare Letteratura italiana prima della pandemia, tornato nella sua Barcellona Pozzo di Gotto, ha voluto comunicare alla redazione della nostra rivista e ai numerosi lettori che la “Gazzetta d’Alba”, longevo settimanale, nato nel 1882 e legato alla Curia dell’importante cittadina in provincia di Cuneo, ha pubblicato una recensione lusinghiera per il ventunesimo volume di studi internazionali su Cesare Pavese, da lui curato. Ne riproponiamo qui di seguito il testo.

Un’altra recensione, anch’essa esaltatoria, era uscita poco prima su “L’Ancora”, settimanale della Curia di Acqui Terme, a firma del senatore Adriano Icardi.

Ampia notizia della pubblicazione del suddetto volume è stata data a Radio Vallebelbo, emittente di Santo Stefano Belbo, dove Pavese è nato, per iniziativa di Fabio Gallina, ben noto conduttore di trasmissioni radiofoniche.

E’ uscito il ventunesimo volume di studi pavesiani internazionali, curato, come tutti i precedenti, da Antonio Catalfamo, per conto della Fondazione Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo, nell’ambito della collana “Quaderni pavesiani” edita da Guida di Napoli. Il titolo suggestivo è “Cesare Pavese, un ‘amico speciale’ nella società digitale iperconnessa”.  Esso prende spunto da una definizione coniata nel proprio intervento da Franco Ferrarotti, unico sopravvissuto tra gli amici di Pavese, che, per l’appunto, considera lo scrittore langarolo come suo “amico speciale”, negli anni giovanili trascorsi prima nell’area di Casale Monferrato, nella fase a ridosso dell’8 settembre del 1943, e poi negli ambienti della casa editrice Einaudi, presso la quale lavoravano entrambi, in quanto, nonostante sia più grande di lui, non assume affatto l’atteggiamento del “maestro” che vuole dare insegnamenti, dall’alto di una cattedra, bensì quello dell’amico che vuole discutere alla pari delle “grandi questioni” della vita, tra le quali c’era allora (e anche nel resto della sua breve e travagliata esistenza) per Pavese quella del rapporto con l’altro sesso e, in generale, della comunicazione con gli altri.

Il presente volume fa propria questa concezione pavesiana dell’ “umanesimo”, che non considera la visione umanistica come una “comoda poltrona” (per dirla con lo scrittore langarolo), su cui sedersi per godere i risultati definitivamente conseguiti, bensì come continua ricerca, che consente di pervenire a verità relative, destinate ad essere messe sempre in discussione. E, infatti, i vari interventi pubblicati nel libro, di cui sono autori docenti universitari e critici di chiara fama che operano in tutti i continenti e che aderiscono all’ “Osservatorio permanente sugli studi pavesiani nel mondo”, coordinato dallo stesso Antonio Catalfamo, affrontano i vari aspetti dell’esistenza umana, così come si presentano nell’attuale “società digitale iperconnessa”, nella loro complessità ed articolazione, senza schematismi, con un’ottica pavesiana proiettata in avanti ed applicata alla realtà odierna, caratterizzata dall’informatizzazione estrema, con l’ulteriore prospettiva rappresentata dalla pandemia da coronavirus e dai problemi relazionali ch’essa sta comportando.

Il volume può essere prenotato in tutte le librerie d’Italia.