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Una seria ed ampia analisi sul ponte sullo stretto, aeroporto e l’economia turistica al tempo del Covid19, dai Comitati Territoriali per l’aeroporto nella provincia di Messina.

“In accordo a quanto preannunciato nel precedente comunicato, oggi cominciamo a trattare il tema del collegamento fra Sicilia e Calabria e del suo rapporto col patrimonio infrastrutturale regionale e quindi in ultimo con la proposta, oggi più che mai necessaria, di realizzazione, fra le altre opere più avanti elencate, anche della cittadella aeroportuale nella nostra provincia .

Ancora una volta pensiamo che sia necessario il coraggio della verità, crediamo sia doveroso affidare al giudizio, correttamente informato, del maggior numero possibile di persone parole di chiarezza e siamo tutti assolutamente convinti che serva pronunciare solamente parole di verità e non di parte a proposito del collegamento via terra fra la Sicilia e la Calabria .

Questo è un tema, o meglio, una soluzione che si inquadra in un contesto geografico di interesse almeno europeo, e in un quadro socio-economico che richiede studi e analisi che hanno confini, non solo geografici, che vanno ben al di là della ormai classica definizione associata alla tanto richiamata ma mai risolta “questione meridionale” .

L’attuale crisi pandemica ha reso ancor più evidente la necessità di affrontare la “QUESTIONE MEDITERRANEA” nella quale l’Italia e soprattutto la Sicilia giocano un ruolo di assoluta importanza .

E’ proprio in questo contesto che va inserito il tema del collegamento terrestre nello Stretto di Messina .

I fatti, anche di questi giorni dimostrano che l’argomento “Ponte” prima ancora che tecnico, è politico e può trovare soluzione solo se la Politica Europea decide di capovolgere la carta geo-economica della U.E. trasformando il Sud geografico nel nuovo Nord economico, ovvero individuando e perimetrando la MACROREGIONE DEL MEDITERRANEO e favorendone lo sviluppo attraverso uno strumento dedicato come EUSMER .

Altrimenti è solo pura propaganda di parte interessata . Con amarezza e tristezza assistiamo in questi ultimi mesi a continue, talvolta anche poco educate, dispute politiche, tecnico-economiche, socio-antropologiche .

Questo non è il primo, né sarà l’ultimo crescendo di scontri, per fortuna finora verbali (vedi altrimenti No Tav, No Tap etc), e di dispute fra correnti di pensiero nel campo della politica, dell’ingegneria, della geotecnica, della tecnica ed economia dei trasporti, della geologia, ed altro ancora tutte generate dalla ricerca della soluzione ad un’esigenza conseguente all’avvento e all’affermazione della mobilità a trazione meccanica .

Scontri e dispute che nascono da un’esigenza, osiamo dire “quasi naturale”, dettata dal cortissimo distacco fra Capo Peloro e la costa Calabra, talmente corto che l’idea di superarlo con la realizzazione di un ponte più che sembrare un sogno, a tanti è sembrata e sembra l’opportunità di dare una plateale dimostrazione che non esistono limiti all’ingegno e alla mano dell’uomo .

E’ noto che il passato governo Conte, per placare le crescenti pressioni perché si riaprisse il tema Ponte di Messina ha istituito una Commissione indipendente di esperti che qualche settimana ha reso pubblica la relazione che argomenta sulla valutazione di diverse soluzioni progettuali .

Per onestà intellettuale è da dire che la Commissione, per scelta politica ha “dovuto mettere impropriamente” a confronto non una varietà di progetti esecutivi, piuttosto un progetto esecutivo e un buon numero di idee-progetto o studi che per quanto affinati non possedevano gli elaborati richiesti ai progetti esecutivi e cantierabili

Le interlocutorie conclusioni della Commissione, come prevedibile, hanno generato una molteplicità di reazioni e di commenti che ad una attenta valutazione oggettiva e imparziale, in molti casi, fanno emergere una solare verità: chi vuol criticare, ad oltranza e talvolta con infondato pregiudizio, il progetto a campata unica, commette un errore di presunzione, cosi come lo commette chi magari vorrebbe negare alla politica il diritto–dovere di valutare progetti esecutivi alternativi che possano finalmente trasformare un sogno in realtà .

Talvolta però i sogni vengono almeno smorzati, se non annullati, da innegabili realtà naturali non governabili dall’uomo .

L’area dello Stretto di Messina è zona ad alto grado di sismicità, lo Stretto come dice la stessa parola è un luogo dove l’addensamento delle linee di flusso genera fortissime correnti e rappresenta un naturale spartiacque fra due bacini marini e due mondi certamente diversi, a nord il Mar Tirreno a sud lo Ionio .

Per altro verso, è da considerare una innegabile realtà umana, di natura politica, quella di non estendere la rete ferroviaria italiana ad alta velocità oltre Napoli, e quindi di confermare le decisioni prese alla fine degli anni ‘80, ma di questo ne parleremo diffusamente in un successivo intervento .

Uno dei modi di dire che spesso si ripete con una certa leggerezza è: il ponte serve per unire la Sicilia all’Italia, dimenticando però che prima ancora dell’unità politica dell’Italia, la Sicilia da quando è l’isola più estesa del Mediterraneo è unita alla penisola, diventata Italia, dalla più grande, capace e formidabile via di comunicazione disponibile, ovvero dal mare e ancor meglio dal mitico mar Mediterraneo culla delle civiltà: L’ITALIA È IL MARE .

Il ponte, serve a ben altro perché, se realizzabile, avrebbe una fondamentale e formidabile funzione trasportistica in quanto sarebbe “per il nostro territorio” la più potente leva al servizio della locale logistica terrestre .

Ma al tempo del Covid19 e delle sue future implicazioni è sufficiente realizzare, come ben afferma il prof. Josè Gambino, il “Ponte per lo Stretto” e non il “Ponte sullo Stretto”, ovvero su Messina e su Villa S. Giovanni per dare nuova vita “anzitutto”ai territori circostanti e poi alle regioni collegate?

Per affrontare la “nuova vita” del mondo dopo il Covid19, sarà assolutamente fondamentale saper cogliere le migliori opportunità offerte dal Recovery Plan, occorrerà consentire che tutti i luoghi siano facilmente e velocemente raggiungibili, e per conseguire tale obiettivo sarà fondamentale porre mano non solo al patrimonio infrastrutturale della nostra provincia ma anche a quello di tutta la Sicilia .

In quest’ottica, qualunque sarà la soluzione progettuale scelta per realizzare il collegamento stabile e se verrà realizzata, dovendo ragionare sempre in termini di vita nuova post Covid, abbiamo iniziato a fornire il nostro contributo di idee a proposito di opere connesse o compensative e di provvedimenti che, alla luce delle nuove criticità, non possono essere quelli definiti a suo tempo .

Noi riteniamo che il Ponte, senza corposi interventi ad ampio respiro territoriale, non riuscirà ad esplicare tutte le potenzialità messe giustamente in risalto dalla Commissione governativa: questa convinzione è stata evidenziata e sinteticamente motivata alla sig.ra ministro Mara Carfagna, alla quale sollecitiamo una non certo agevole risposta vista la complessità e il livello delle richieste contenute in un lungo elenco che oggi rendiamo noto nella sua forma aggiornata e che rappresenta il manifesto del nostro futuro impegno:

si voglia creare una struttura regionale di supporto all’Autorità Nazionale dei Trasporti;

si voglia procedere alla progettazione e alla realizzazione del completamento dell’anello costiero ferroviario e autostradale, invochiamo la possibilità di fare il giro costiero della Sicilia;

gli Enti e le Autorità competenti vogliano concretizzare le migliori e più opportune iniziative affinché il sistema portuale dello Stretto venga promosso a nodo centrale (“Core Network” TEN-T) nel corridoio 1 scandinavo-mediterraneo dell’attuale rete TEN-T;

si voglia dare avvio alla revisione e all’aggiornamento della strategia europea macroregionale attraverso l’individuazione della macroregione del Mediterraneo e al varo del suo strumento operativo EUSMER dando nuovo impulso alla dichiarazione di Barcellona per la costruzione della Area di Libero Scambio nel Mediterraneo

si voglia pensare alla costituzione della B.M.I. (Banca Mediterranea per gli Investimenti)

si voglia provvedere ad assegnare alla “A.d.S.P. dello Stretto” le residuali aree, da destinare a Zone Economiche Speciali, che si renderanno disponibili fino alla concorrenza del 100% dell’area complessivamente destinata alla Sicilia ;

si voglia aggiungere alla richiesta di cui al precedente 2) la promozione dell’autostrada A20 Messina-Palermo, nel tratto Messina-Castelbuono, in modo da diventare infrastruttura lineare inserita nella rete centrale (Core Network TEN-T) del corridoio ”Mediterraneo-Scandinavo” dell’attuale rete TEN-T;

si voglia progettare e realizzare il raddoppio della tratta ferroviaria Patti-Castelbuono (86 km) ;

si voglia progettare e condurre a conclusione l’ammodernamento della “Strada dei due mari” S. Stefano di Camastra– Gela ;

si voglia progettare e realizzare il corrente meridionale ad alta capacità ferroviaria Napoli-Messina-Marsala con sfiocco verso la Messina-Catania-Siracusa ;

si voglia scegliere la migliore soluzione tecnica per la realizzazione del passante autostradale di raccordo fra gli attuali caselli di Messina-Tremestieri e di Villafranca, destinando l’attuale tratta a tangenziale esterna gratuita al servizio della mobilità interna della città di Messina ;

si voglia pianificare la riorganizzazione del T.P.L. lungo le direttrici Messina-Palermo-Marsala e Siracusa-Catania-Messina in sinergia con i correnti ferroviari al alta capacità ferroviaria ;

si voglia scegliere la migliore soluzione tecnica per la realizzazione del passante ferroviario a partire dalla Stazione Marittima di Messina fino alla stazione ferroviaria di Messina Giampilieri;

si voglia favorire la restituzione al governo della città di Messina delle aree militari ad oggi ricomprese nel demanio dello Stato che non rispondano più a esigenze di carattere strategico di interesse nazionale o che facciano parte di trattati sovranazionali ;

si provveda a compensare Messina del maggior carico inquinante sopportato in passato, perché zona di transito destinato all’intero territorio regionale, attraverso un esteso processo di riduzione del consumo di suolo ai fini residenziali e successiva sua rinaturalizzazione, di intensi interventi di rigenerazione urbana, di cospicui interventi infrastrutturali per renderla una smart-city;

si vogliano accordare corsie preferenziali e risorse economiche con destinazione vincolata per tutti gli interventi straordinari di riqualificazione dei ponti autostradali, stradali e ferroviari presenti lungo i due rami della rete centrale (“Core Network” TEN-T) e ricadenti nell’ambito della Città Metropolitana di Messina che da sempre, ovviamente, sopportano il carico di traffico più elevato ;

si voglia progettare e realizzare, con risorse pubbliche o per iniziativa di privati, la “Cittadella aeroportuale inserita nella piattaforma multi-modale della Citta’ Metropolitana di Messina per una logistica avanzata a basso impatto ambientale funzionale all’attivazione di un “transcontinental network” per i collegamenti Far East – Mediterranean Sea” .

Si dirà di un programma ambizioso e costoso, ma tant’è, visto che Messina sentinella sullo stretto e i Messinesi guardiani del mare, da sempre, “hanno dato e tanto donato”, oggi prima ancora di tutti gli altri siciliani, reclamano dignità, giustizia e considerazione .

La realizzazione di queste opere e l’adozione delle iniziative proposte sarebbero la migliore e la più efficace risposta alle tremende conseguenze dell’odierna pandemia che ancora non si sono appalesate nella loro più ampia e cruda gravità .

E’ da ben considerare, infatti, che il mondo del dopo Covid19 (sperando che in futuro non ci siano altre varianti annuali), sarà nettamente diverso.

Non sarà possibile ragionare in termini di massa e di quantità, i verbi che saranno coniugati nel futuro saranno: distribuire, spalmare, distanziare, dislocare, dividere, separare, allontanare etc.

Sarà il tempo delle città diffuse, delle aggregazioni umane policentriche, delle connessioni veloci e abilitanti, dell’holiday-working, di un nuovo Diritto e di un nuovo Statuto dei lavoratori, di un nuovo modo di vivere la socialità e l’ambiente.

Sarà, se vogliamo, il tempo della Sicilia, una delle quattro regioni italiane insieme a Emilia Roma, Veneto e Puglia con una struttura demografica tale che manca una città in grado di esercitare un’assoluta prevalenza metropolitana, come Milano in Lombardia, Roma nel Lazio o Napoli in Campania

Nell’era del dopo Covid19, il ponte, seppur maestoso, non servirà, purtroppo, a stimolare il turismo messinese neanche con apprezzabilissimi con ristoranti panoramici a centinaia di metri sul pelo d’acqua, piuttosto per renderlo veramente competitivo basta poco, come ad esempio: rigenerare i 48 villaggi di Messina e i borghi collinari che animano i versanti ionico e tirrenico dei Peloritani, dare nuovo valore aggiunto in termini di turismo relazionale al microcosmo naturalistico dei Nebrodi, destagionalizzare l’attività turistica delle Eolie e di Taormina .

E’ certo che non potrà più esistere il turismo concentrato, sovraffollato, caotico, disordinato, economicamente arrembante e quindi poco competitivo che caratterizza anche lo spendido comprensorio taorminese .

Quale la strategia? E’ stata già dettata dalla U.E., ma per molti è stato un insignificante dettaglio e un avviso inascoltato, è la “transizione digitale” .

Occorrerà connettere i luoghi, e quanto più veloce e qualitativa sarà la connessione, tanto più alto sarà il livello di competitività territoriale: connessione digitale ma anche connessione fisica, veloce e sicura attraverso i mezzi di trasporto .

La U.E. ha proposto, anche una seconda strategia vincente, teorizzando la “transizione energetica” che nel campo della mobilità significherà: mezzi veloci e sicuri, collegamenti diretti da punto a punto, riduzione del costo generalizzato dei trasporti considerando non solo i costi economici ma anche quelli ambientali, messa a sistema delle modalità di trasporto avendo come obiettivo meno assembramenti nelle stazioni, negli aeroporti, nelle stazioni marittime .

In futuro, occorrerà ridefinire il modello economico della nostra provincia che vede nel turismo tradizionale un asset di assoluto rilievo non solo a livello provinciale ma anche nel confronto con le altre province siciliane .

Non solo turismo sole-mare, ma turismo relazionale che consenta di rivitalizzare tutte le attività imprenditoriali connesse (agroalimentare, zootecnia, enogastronomia, cultura, arte, storia, logistica etc.)

Chi in Sicilia può vantare un primato di assoluto valore quale quello della maggiore incidenza territoriale di aree naturali protette ?

Utilizzare bene i fondi del Recovery Plan, significherà rendere al meglio i caratteri identitari della SICILIA: Solidale, Inclusiva, Competitiva, Intraprendente, Laboriosa, Indimenticabile, Attrattiva, Amabile, Adorabile e …………tanto Altro ancora .