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Riceviamo e pubblichiamo integralmente un test a firma di Nino Motta, Direttore responsabile “Terzo Millennio”, dedicato al Prof. Carmelo Aliberti dal titolo “Quella voglia di riscatto del Meridione  e dell’intera umanità, nell’opera di Carmelo Aliberti”. Buona lettura.

La vasta produzione letteraria, che abbraccia quasi mezzo secolo, di Carmelo Aliberti,  pone il poeta e saggista siciliano tra i protagonisti dell’azione di rilancio della cultura meridionale e dell’uomo del nostro tempo. Tra le raccolte di poesie vanno citate: “Una spirale d’amore”, “Il giusto senso”, “C’è una terra”, “Il limbo e la vertigine”,”Caro dolce poeta”, “Aiamotomea”, “Nei luoghi del tempo”,”Il pianto del poeta” e “Itaca”(tradotta in 14 lingue) e ora il recente poemetto “Tra il male e il Bene”
Tra i saggi: “La questione meridionale in letteratura”, “Poeti siciliani del Secondo Novecento”, “Cento Poeti per l’Europa del Terzo Millennio”, “Letteratura siciliana contemporanea”, “L’altra Letteratura siciliana contemporanea”, “Ignazio Silone”, “Bartolo Cattafi”,( tradotto in francese,inglese  e spagnolo) “Andrea Camilleri”, “Fulvio Tomizza”,(tradotto in croato) “Carlo Sgorlon”, “Michele Prisco”, “Lucio Mastronardi”, “Melo Freni”. Carmelo Santalco, Dacia Maraini.ecc.
E ultimamente la monumentale opera, in cinque volumi, “Letteratura e Società italiana dal Secondo Ottocento ai giorni nostri”, Edizioni Terzo Millennio, in cui vengono passati in rassegna le opere di oltre 500 autori italiani. Da Foscolo, a Leopardi, a Manzoni,Verga, De Roberto, al Decadentismo, Pirandello,Svevo, Il Futurismo, il Crepuscolari smo i suoi maggiori esponenti, il Realismo,il Neorealismo e i suoi maggiori esponenti. Gli sperimentalismi e la Neoavanguardia degli Anni ’60, La letteratura della contestazione giovanile, gli anni del rigurgito, La letteratura delle estremo Decadentismo, la letteratura della dissoluzione e la disintegrazione dell’io verso una nuova Letteratura, la poesia del Terzo Millennio.
Carmelo Aliberti, che oggi vive a Trieste, ha trascorso gran parte della sua vita tra i contadini di Bafia, un piccolo borgo della provincia di Messina, dove è nato.
La Sicilia è per lui il simbolo di un Meridione bistrattato ed emarginato, ma che ha voglia di riscatto anche dell’uomo contemporaneo, come si legge,in maniera più articolata nel suo primo recente romanzo BRICIOLE DI UN SOGNO.
In “Il pianto del poeta” Aliberti”, rileva Ennio Rao, dell’Università del North Carolina, “ha cantato la Sicilia e i suoi annosi problemi, la disoccupazione e il conseguente flagello dell’emigrazione. Ha cantato la povertà,le speranze tradite e l’emarginazione. Ha condannato l’edonismo, la corruzione, il consumismo e l’egoismo. Ma ha cantato pure la natura, la speranza, l’amore come atto di poesia e la poesia come atto d’amore”.
Alla base della poesia di Aliberti c’è l’impegno civile e morale. Al centro egli pone la figura degli umili. Nei poemi “Aiamotomea”- definito da Bàrberi Squarotti uno dei poemi più significativi del dopo Montale – e “Nei luoghi del tempo” è l’umile contadino a occupare il primo piano e ad essere avvolto in un’aura di sacralità.
In “Caro dolce poeta”, è la classe operaia che parla attraverso il pentimento,di una vittima del.neocolonialismo economico e degli allettamenti del consumismo, da cui il mondo operaio è rimasto dilaniato e ora scrive al poeta,con cui aveva lottato durante la Resistenza e, derubato di ogni autentico valore della vita, invoca il poeta a riprendere pentito,la lotta per una società che possa riappropriarsi del proprio Essere, allucinato dall’Avere.  Un ruolo importante gli umili hanno anche in “Itaca”, un poema allegorico ricco di richiami ed echi omerici e danteschi.
In “Itaca”,  troviamo il poeta, uomo del suo tempo, sopraffatto dal male di vivere e  gravato dal peso schiacciante della storia.
La Sicilia, da terra desolata, si trasforma in metafora della desolazione interiore.
A consolare però il poeta, “esule” volontario a Trieste, sono i ricordi della vita semplice ma eroica della sua gente.
Con l’aiuto di Bartolo Cattafi, il poeta da lui prediletto, e dei “Sacri Lari” – le persone a lui care – e in compagnia di altri poeti, come Kavafis, Bevilacqua, Cassata, Montale, Aliberti, novello Ulisse, dopo varie peripezie, approda alla sua patria, Bafia, idillico villaggio montano popolato da discendenti di carbonari, pastori e contadini, nella speranza di iniziare, attraverso il recupero dei valori della civiltà contadina, una nuova èra eroica per l’umanità.
Ma quei valori sono stati spazzati via dalla società consumistica. E Aliberti piomba nella solitudine e nell’angoscia esistenziale, alle quali riesce a sottrarsi con la forza della fede e della poesia. “Fede” che portò Eugenio Montale,al ricevimento del Premio Nobel, a dichiarare: “Se io ho potuto vivere attraverso prove molto difficili e dolorose, se ho potuto vivere e sopravvivere, ho avuto una certa fede. Fede nella poesia innanzitutto. Sarà una fede il cui oggetto può riuscire oscuro e che consiste soprattutto nel vivere con dignità di fronte a se stessi, nella speranza che la vita abbia un senso, che razionalmente ci sfugge, ma che vale la pena di sperimentare e di vivere”.

(Immagini tratte dall’evento “Impronta d’Autore per il Museo Epicentro che ha visto protagonista Carmelo Aliberti).