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di Alfredo Anselmo. 

È il giorno di Giuseppe Conte.

Piaccia o non piaccia chi ha un minimo di obiettività ed onestà intellettuale dovrà ammettere che oggi l’Italia guidata dal Presidente Conte ottiene un successo epocale perché dopo anni l’Europa batte un colpo e grida “Sì, ci sono anch’io!”

Ciò che era sempre apparso un’utopia, l’Unione fra Stati nel concreto e non solo a chiacchiere, è fattiva tramite il piano che la Commissione europea ha appena presentato riguardo il Recovery Fund.

In soldoni… oltre 172 miliardi all’Italia, di cui quasi 82 sono veri e propri aiuti a fondo perduto. Una cifra epocale infatti nessun altro Paese riceverà tanto in Europa. Mai, nella storia europea, un Paese membro ha ottenuto tanto.

Il governo italiano ha lavorato a questo progetto lottando sia con gli altri Paesi dell’Unione, in particolare “quelli del Nord”, Olanda e Svezia su tutti, sia con l’opposizione interna che ha gufato fino all’ultimo secondo, menandola col Mes, cercando di creare scompiglio per il proprio tornaconto.

La pandemia ha aiutato certo, ma chi ha lavorato a testa bassa su tutti i tavoli europei, nel pieno del periodo più difficile degli ultimi 70 anni, senza slogan, senza proclami, senza promesse folli, alla fine ha vinto.

I leader dell’armata del fango chiamata opposizione in queste ore sono impegnati ad assumere medicinali contro l’acidità di stomaco, i bruciori vari da rosicamento, mostrando per l’ennesima volta, ove ve ne fosse bisogno, che a loro del Paese importa ben poco.

I soldini che dovrebbero arrivare serviranno a sostenere la nostra ripresa, ad aiutare gli investimenti privati ed a prepararsi a nuove crisi (rafforzando i sistemi sanitari, i programmi per la ricerca ecc.).

Il nostro Paese sarà il maggior beneficiario, seguito dalla Spagna destinataria di un totale di 140,4 miliardi, divisi tra 77,3 miliardi di aiuti e 63,1 miliardi di prestiti. La Francia avrà a disposizione 38 miliardi di sole sovvenzioni.

Ovviamente, e questo va detto a chiare lettere, si tratta ancora di una proposta che per essere effettiva  dovrà ottenere il via libera del Consiglio europeo e del Parlamento Ue. Ma siamo sulla buona strada.

Ma il segnale politico lanciato dalla Commissione è enorme: Ursula von der Leyen ha mostrato coraggio scegliendo non una proposta di compromesso bensì un piano decisamente ambizioso chiamato «Next Generation EU».

Charles Michel ha convocato il Consiglio europeo per il 19 giugno per un primo confronto tra i 27 capi di Stato e di governo Ue mentre Angela Merkel riconosce che «le trattative saranno difficili». Esulta il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, e con lui la maggioranza dei leader Ue, da Emmanuel Macron a Giuseppe Conte. Ma per approvare il piano di von der Leyen la maggioranza non basta, serve l’unanimità. E al momento restano quattro grandi ostacoli che si chiamano Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca.

Vedremo gli sviluppi della situazione, ma oggi dalla Commissione europea giunge forte e chiaro il segnale che c’è una volontà politica, una linea comune per una volta non ispirata dall’individualismo dei paesi membri dell’Unione. Già questo è tanto. Il nostro premier Giuseppe Conte ci ha creduto ed ora giustamente gongola. Riguardo l’opposizione da oggi inizierà a raccontare agli italiani che è tutto un bluff, che non si otterrà nulla di tutto questo, che alla fine i Paesi del Nord metteranno il bastone fra le ruote eccetera eccetera. Intanto… allo stato attuale rosica, rosica di brutto.