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Il grido di disperazione ed allarme si alza ancora una volta e ancora più forte in vista della seconda tornata di aiuti al lavoro ed all’economia prevista dal Governo nazionale dopo il decreto “Cura Italia”. «In quella occasione – sostiene Pancrazio Di Leo della Fisascat Cisl Messina – si è dimenticato colpevolmente dell’esistenza dei lavoratori stagionali del commercio, ancora una volta discriminati e attualmente disoccupati, avendo terminato la Naspi e senza prospettive di lavoro».

Si tratta, in sostanza, di tutti le commesse, i commessi e gli addetti alle vendite di negozi delle località turistiche che assumono da marzo a ottobre e che non hanno proceduto alla stipula dei contratti per il 2020. Con una differenza di trattamento rispetto ad altri lavoratori stagionali.

«Quelli del turismo e degli stabilimenti termali – spiega ancora Di Leo – riceveranno 600 euro per il mese di marzo mentre i lavoratori stagionali del commercio, incomprensibilmente, sono stati esclusi anche da questa elargizione e non hanno alcuna possibilità di usufruire di ammortizzatori sociali o di altre previdenze. Sono cittadini fantasma sebbene, come tutti gli altri, abbiano figli e famiglie da sfamare. Alcuni, se fortunati, riprenderanno a lavorare forse a luglio e per soli 4 mesi (luglio-ottobre) ed avranno diritto a due mesi (novembre e dicembre) d’indennità Naspi. Mentre chi non avrà la fortuna di essere richiamato a lavoro, non potrà usufruire di nessuna indennità».

Un’emergenza che rischia di allungarsi perché gli stagionali del commercio e quelli del turismo non possono usufruire degli ammortizzatori sociali poiché non hanno né cassa integrazione ordinaria né in deroga. «Questi invisibili per il Governo – aggiunge il segretario generale della Fisascat Cisl Messina, Salvatore D’Agostino – non saranno in grado di poter sopravvivere se non verranno inclusi, come tutti i lavoratori (addirittura come quelli in “nero”), nelle previsioni degli ammortizzatori sociali e delle previdenze economiche disposte per il lavoratore “normale”, per evitare che lo stato di perenne indigenza possa portare gli stessi ad atti estremi ed inconsulti».