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Nella serata di mercoledì 1 settembre 2021 a Villa Vaccarino di Milazzo si è tenuta la presentazione del libro “Figli delle App” del sociologo Francesco Pira, organizzata dalle associazioni Sciarpabianca, Fidapa e Aletheia con il patrocinio del Comune di Milazzo. 

In apertura è intervenuta l’Avv. Maria Rosaria Cusumano, che in rappresentanza di SciarpaBianca ma anche della Fidapa, della quale è membro, ha ringraziato tutti i presenti dal Sindaco Midili all’Assessore alla Cultura  Alesci, e poi le associazioni Aletheia e Fidapa. Ha quindi tracciato una biografia dell’autore Francesco Pira, impegnato ed attivissimo su più campi, dal giornalismo all’insegnamento universitario all’attività di sociologo; ha inoltre presentato la Prof.ssa Rossella Scaffidi che rappresentava il Dirigente Scolastico Stellario Vadalà, assente per impegni giornalistici.

A seguire ha preso la parola il primo cittadino di Milazzo Pippo Midili, il quale ha ringraziato tutti gli organizzatori di questo evento lodando l’iniziativa dei Giardini Letterari che si arricchiscono di anno in anno con nuove importanti presenze: “Sono molto contento di poter ascoltare il Prof. Pira, in questo periodo abbiamo dei seri problemi a capire le nuove generazioni ed i loro comportamenti, chi meglio dell’autore di questo testo può darci delle indicazioni su come ci si debba comportare. Il fatto che i giovani siano diventati un unicum con la tecnologia mette noi adulti dall’altra parte della barricata, non ci fa parlare lo stesso linguaggio.”

La Presidente della Fidapa BPW-Italy sezione di Milazzo Natascia Fazzeri si è detta lieta di aver animato i Giardini Letterari con la fiducia accordategli dal Sindaco, che ritiene ormai fidapino in pectore. Ha ringraziato Maria Rosaria Cusumano che propone  sempre delle attività interessanti e ha accolto con gioia la new entry Aletheia presieduta da Bartolo Doria il quale ha a sua volta presentato la propria associazione composta da soli uomini contro la violenza di genere: “Noi vogliamo essere promotori di un nuovo messaggio contro la violenza, ci scontriamo tutti i giorni con i nostri figli che hanno come riferimento non solo noi ma anche la tecnologia, quindi un settore che non conosciamo. Abbiamo il dovere di conoscere i nostri figli anche attraverso le tecnologie che usano ma molte volte non ci riusciamo a causa di uno scontro di linguaggi.

Dopo che la Cusumano ha letto passi del libro ha preso la parola Francesco Pira: “Sono contento perché ho da poco saputo che il libro è alla terza ristampa. Questo testo fotografa la situazione attuale, confesso che ho molta paura, ieri sono stato intervistato su una rete nazionale perché c’è stato un signore che si è abbassato le mutande davanti alla Cattedrale di Noto e si è fatto fotografare col sedere di fuori, poi la foto è stata postata su Instagram e il sindaco di Noto lo ha multato di 10mila euro. Se vi fosse una guerra per prima cosa si dovrebbero bloccare i social  perché tutto passa da lì. Il titolo del libro “Figli delle App” nasce dal fatto che ero in macchina e stavo pensando a come intitolarlo e ad un certo punto ho sentito la canzone ‘Figli delle stelle’ di Alan Sorrenti che parla di sogni. Un ragazzo che è nella sua stanza con uno smarphone è connesso con il mondo. Nel libro espromo grande preoccupazione per via della fragilità dei nostri ragazzi. Domani andrò ad una presentazione dove ci sarà una signora che ha perso la figlia, una ragazza di 12 anni normalissima, con dei sogni, che ad un certo punto ha detto alla madre che andava in camera e lì si è impiccata. Aveva costruito un cappio e spiegato che ciò l’aveva fatto alla perfezione perché qualcuno l’aveva spinta a farlo. Noi dobbiamo trovare delle strade che passano attraverso l’alleanza di associazioni.”

A questo punto ha preso avvio un interesse dialogo fra lo stesso Pira e Benni Genovese, Bartolo Doria e  Rossella Scaffidi. Genovese ha chiesto all’autore di esporre i risultati della propria ricerca, e Pira ha così risposto: “Oggi c’è tanta fragilità, i ragazzi non stanno più su Facebook che è diventata una cosa per anziani, ma su Instagram e i bambini delle elementari stanno su TikTok dichiarando una falsa età, mirano a conquistare i like, bel il 77% ha un profilo falso. Tutto ciò genera inquietudine. L’appello lanciato dai pediatri è eloquente ‘attenzione non permettete ai vostri figli di scoprire il sesso attraverso Youporn!’ Non siamo riusciti ad approntare un sistema educativo che abitui alle emozioni. Un’altra proposta e una scuola per genitori adultescenti, come la mamma che ha la gonna più corta della figlia quindicenne o il papà più depilato del figlio tredicenne. Noi non vogliamo invecchiare, ogni giorno ci spiegano che creme usare, c’è una mercificazione del corpo. Stanno creando dei centri dove si vanno a curare delle ragazze per anoressia, perché inseguono il prototipo di TikTok o di Youtube o di Instagram. Oggi, soprattutto dopo il lockdown, vi sono molti ragazzi depressi con spinte forti al suicidio, su tutto questo dobbiamo ragionare.”

La Prof.ssa Scaffidi ha affermato: “Noi ci sentiamo una delle agenzie chiamate a stare accanto ai ragazzi, l’adolescenza è un momento particolare da sempre, il problema c’è la scuola è chiamata in prima battuta, cerchiamo di presentare ai ragazzi il bello della rete. La didattica a distanza ha permesso di continuare a studiare certo con tutti i limiti a essa connessi. Le prove Invalsi hanno dimostrato che c’è stato un calo nell’apprendimento. Ma grazie alla multimedialità abbiamo salvato tanti ragazzi che sarebbero rimasti isolati un decennio o un quindicennio fa. Abbiamo simulato viaggi d’istruzione. Quando mi confronto con i miei alunni loro  adesso hanno l’opportunità di avere accesso ai musei. La scuola deve lavorare sulla positività della multimedialità. Quando abbiamo intitolato la piazza a Peppino Impastato ci chiedevamo se dovevamo parlare di mafia e alla fine abbiamo parlato dell’importanza dello studioso per non essere vittime della mafia, parlando loro del bello. Quando guardo i ragazzi vedo molte potenzialità. Il pensiero critico si sviluppa lavorando e confrontandosi, facendoli sentire al centro, contrastando il cyberbullismo. I ragazzi devono capire che devono essere sanzionati se sbagliano. Parliamoci chiaro se la scuola funziona, funziona la società.

Il Prof. Pira ha quindi raccontato di alcuni ragazzi che durante le vacanze avevano avute assegnate delle letture ed hanno scelto di utilizzare un e-book letto da una voce metallica che non seguiva la punteggiatura e così veniva captato solo ciò che interessava al ragazzo: “Oggi sono cambiati i codici ed i linguaggi, viene annullato spazio e tempo, stravolti. Un altro episodio realmente accaduto è quello di una nonna che tutti i pomeriggi stava col nipotino di 6 anni al quale dava un tablet per giocare. Un pomeriggio il bimbo le disse: ‘nonna devo fare pipì’ e la nonna rispose ‘lascia il tablet e vai a fare pipì.’ ‘Nonna tu non hai capito, io rischio di perdere, tu vieni in bagno con me mi tieni il pisellino così io continuo a giocare’ affermò il ragazzino. Raccontata così sembra una barzelletta, ma quel bambino non comprendeva che il videogioco si può accendere e spegnere. Dietro la crisi valoriale c’è la crisi della famiglia. Noi siamo stati affascinati dalla tecnologia. In una conferenza all’Università di Palermo parlai di catcalling (ragazzi che si tagliano con una lametta per sfidare il dolore). Alla fine una ragazza si avvicinò e mi disse: ‘Ha fatto bene a parlare di catcalling io lo pratico però le voglio dire che voi adulti siete abituati a giudicare, ma non siete abituati ad ascoltare, noi abbiamo bisogno di essere ascoltati.’ Noi abbiamo costruito una società in cui pensiamo che la quantità può sostituire la qualità, possiamo dare status simbol però poi non abbiamo tempo per ascoltare. La presenza a scuola di un presidio psicologico è diventata importante, in altri Paesi esiste da anni. Un dirigente ha detto che le Paraolimpiadi ci hanno dato un gran messaggio: gli atleti diversamente abili hanno diritto di esserlo e di affermarsi.”

La serata si è chiusa con i ringraziamenti di Maria Rosaria Cusumano a tutti gli intervenuti e l’invito della stessa a comprare il libro di Francesco Pira che personalmente l’ha fatta sentire come Socrate ovvero sa di non sapere.

(Foto di N. Fazzeri e F. Pira)